l' accordo perfetto by Fabio Guaglione

l' accordo perfetto by Fabio Guaglione

autore:Fabio Guaglione
Format: epub


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Mark ribolliva di rabbia. Non aveva mai avuto uno scontro del genere con Laura. Con la mano che gli pulsava dal dolore, ingollò una manciata di antidolorifici e ci bevve sopra del whisky.

L’affanno non gli era passato. Si tolse la giacca e la appoggiò sul divano. Era rimasto in abito per tutto quel tempo. La rigidità nella forma era sempre stata per Mark una imprescindibile normalità.

Si versò altro liquore, e mentre buttava giù un lungo sorso lo sguardo gli cadde sugli strascichi del suo scoppio d’ira di mezz’ora prima. Li detestava, tutti quegli oggetti fuori posto, perché sembravano confermargli le parole piene d’astio che Laura gli aveva gridato contro, parole rivelatorie.

Raccolse lo spartito da terra e lo appoggiò al pianoforte. Poi, tenendo il bicchiere in mano, sollevò lo sgabello e lo riposizionò di fronte alla tastiera. L’urto con la finestra aveva scheggiato la seduta, che ora rivelava il suo cuore mogano.

Mark guardò il pianoforte come ritenendolo il responsabile di tutto l’odio che stava pervadendo la casa.

«Vaffanculo» mormorò alla sua musica. Svuotò il bicchiere e lo riempì di nuovo. Si avvicinò all’impianto stereo, chiedendosi cosa stessero ascoltando i due piccioncini mentre scopavano. Laura amava ancora i cd, e infatti a fianco del lettore c’era una custodia aperta. Mark la raccolse, sorseggiando altro alcol. Era un greatest hits, che raccoglieva canzoni di Chris Cornell nell’arco di tutta la sua carriera, sia come frontman di band che da solista. Mark lo conosceva perché Laura ne andava matta. Perché era un pezzo di cultura pop degli anni Novanta. E perché era morto suicida.

Schiacciò play e la voce dilaniata dal dolore del cantante s’inserì sinuosamente tra chitarra e batteria. Ogni tanto un pianoforte suonava brevi passaggi d’arrangiamento.

Mark si stupì di non essere completamente disgustato da ciò che sentiva. Forse stava cambiando anche lui, pensò. Forse avrebbe dovuto assecondare la moglie in questa sua passione, accompagnarla a qualche concerto, cantare insieme in macchina. Invece di fossilizzarsi sulle proprie composizioni, annoiandola. Lei diceva di no, ma Mark era sicuro che la sua musica l’annoiasse e che negarlo era un altro dei modi in cui l’aveva amato.

Mentre componeva un numero al cellulare, qualcosa fuori dai finestroni attirò la sua attenzione. Fece qualche passo verso la parete di vetro seguendo con lo sguardo un puntino giallo che attraversava la strada in lontananza. Il furgone del fabbro.

David Davies, perché cazzo stai girando attorno a casa mia?

«Pronto?»

La voce di Sonia al telefono lo ritrascinò nel suo meschino presente.

«Ciao… Sono io» disse Mark, imbarazzato. Era troppo tardi per chiedersi se dalla sua voce non si capisse che forse aveva bevuto qualcosina più del dovuto.

«Lo so, ho visto il numero.»

L’imbarazzo di chi non si parlava da molto tempo.

«Scusa. So che non ti devo chiamare. Non va bene.»

«Dài» disse lei lasciandosi andare, «una volta ogni due anni può andare bene.» Una piccola risata per stemperare, e poi chiese in tono sincero: «Come stai?».

«Tu pensi che io sia un violento?» sparò Mark a bruciapelo.

Sonia esitò per qualche secondo, come se potesse vedersi puntata contro una pistola fumante.



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